Dicembre 2020
Entro il 2050 UE può diventare a emissioni zero
Presentato nei giorni scorsi il nuovo studio McKinsey & Company “Net-Zero Europe: Decarbonization pathways and socioeconomic implications” dove sono individuati dei percorsi “socialmente ottimali in termini di costi per raggiungere gli obiettivi di emissione”.
5 sono i settori che in Europa emettono la maggior parte dei gas serra: trasporti 28%, industria 26%, energia 23%, edifici e agricoltura il 13% ciascuno. In tutti i settori, la combustione di combustibili fossili è la principale fonte di gas serra, che rappresenta l’80% delle emissioni.
Secondo il rapporto questi settori potrebbero raggiungere gli obiettivi di riduzione in un determinato modo:
Energia: l’energia sarebbe il settore più veloce a decarbonizzare, raggiungendo le emissioni net zero entro la metà degli anni 2040 dato che le tecnologie per la produzione di energia eolica e solare sono già disponibili su larga scala. Aumento della produzione e dello stoccaggio il tema su cui orientarsi. Territori come il nord Europa che possono beneficiare dal 30 al 60% in più di ore di vento per le pale eoliche rispetto a quelli del sud. Mentre I Paesi del sud possono godere del vantaggio dalle 1.000 ore in più di luce solare che ricevono ogni anno.
Trasporti: qui la strategia prevede il passaggio ai veicoli elettrici che, una volta sviluppati al 100%, consentiranno una rapida riduzione delle emissioni. Il 2045 è la data stimata dal rapporto per questo passaggio che richiede il tempo di creare una efficiente catena di approvvigionamento per supportare il passaggio alle vendite dei veicoli, dall’estrazione di materie prime per le batterie all’assemblaggio di veicoli elettrici. Resteranno esclusi da queste filiere aerei e navi troppi grandi e previsti per viaggi troppo lunghi per far affidamento sulla potenza delle batterie. Dovrebbero optare per soluzioni più costose come biocarburanti, ammoniaca o synfuels.
Edifici: questo è un comparto strategico per l’obiettivo di decarbonizzazione; attualmente il 35% del parco immobili europeo utilizza fonti rinnovabili. Occorre raggiungere il 100% e si tratta di un lavoro immane. L’obiettivo si stima possa essere raggiunto entro il 2050.
Industria: è il settore più costoso da decarbonizzare, avrebbe bisogno di una tecnologia ancora in fase di sviluppo. Di conseguenza, raggiungerebbe il net zero entro il 2050. Anche allora, il settore continuerebbe a generare alcune emissioni residue da attività come la gestione dei rifiuti e la produzione pesante, che dovrebbero essere compensate.
Agricoltura: questo è il settore più difficile da decarbonizzare perché oltre la metà delle emissioni deriva dall’allevamento di animali per il cibo e non può essere ridotto senza significativi cambi nelle diete alimentari dei singoli. Come per l’industria, il percorso ottimale in termini di costi richiede di compensare le emissioni dell’agricoltura con emissioni negative in altri settori e aumentare i serbatoi naturali di carbonio.
Un lavoro sinergico a livello europeo sul tema della decarbonizzazione consentirebbe reciproci vantaggi: Paesi con risorse solari abbondandoti o pozzi di assorbimento di CO2 naturali potrebbero aiutare altri Paesi a compensare le proprie emissioni a costi inferiori rispetto all’ipotesi di una riduzione locale. “Se gli Stati membri perseguissero obiettivi di riduzione singolarmente piuttosto che complessivamente, il costo della transizione aumenterebbe di circa 25 euro per tCO2e”.
Pompe di calore negli edifici, recupero di calore nell’industria e le auto elettriche sviluppate entro il 2030 consentiranno una riduzione del 75% delle emissioni di CO2. Seppur tecnologie già mature resta importante proseguire sulla strada dell’innovazione, al fine di consentire una costante riduzione dei costi.
Il rapporto evidenzia che oggi l’UE soddisfa il 75% della sua domanda energetica con i combustibili fossili; l’idea è di eliminarlo quasi del tutto entro il 2030 e far scendere il consumo di petrolio e gas a meno del 10% entro il 2050. L’energia rinnovabile è destinata a coprire l’80% del fabbisogno; un altro 25% verrebbe convertito in idrogeno verde per sostituire i combustibili fossili in sottosettori come la produzione di acciaio, i trasporti a lungo raggio, l’aviazione e la navigazione. Per soddisfare questa domanda di energia rinnovabile sarebbe necessario aumentare la capacità del solare fo da 20 GW all’anno a 50 GW entro il 2050.
Sarà però necessario anche un ripensamento dell’uso del suolo perché è necessario un maggior sequestro naturale del carbonio per compensare le emissioni residue difficili da abbattere e aumentare la produzione di bioenergia sostenibile, soprattutto per il settore dei trasporti e dell’industria. “Stimiamo che il sequestro naturale del carbonio nell’Unione Europea potrebbe essere aumentato a 350 megatoni (Mt) all’anno, principalmente attraverso il rimboschimento di 12 Mha di terreno liberato da una maggiore efficienza nel settore agricolo. Inoltre, 62 Mha di terreno dell’Ue sono attualmente inutilizzati o abbandonati e mancano di un elevato valore di biodiversità, di cui circa 30 Mha (dal 45 al 50%) sarebbero utilizzati per la produzione di bioenergia”.
Sono necessari costi e investimenti ma, come calcolato dal rapporto, sarebbero ampiamente ricoperti dal risparmi realizzabili. Tuttavia questo meccanismo richiede investimenti e incentivi iniziali per il mercato. Interventi mirati su imprese e consumatori che altrimenti non deciderebbero per investimenti che si ripagano col tempo.
La decarbonizzazione richiederebbe 18 milioni di posti di lavoro che oggi non esistono.
Sono però necessarie azioni decisive per accelerare questo processo e permettere la sua effettiva realizzazione: 1) la nuova normalità di consumatori e investitori dovrà diventare l’emissione zero; 2) il successo della decarbonizzazione richiede quadri politici e normativi stabili e chiari; 3) Incoraggiare dinamiche costruttive delle imprese per superare gli ostacoli della transizione; ; 4) Mobilitare capitali e investimenti verdi; 5) Accelerare le innovazioni per coprire anche quei settori dove oggi non sono ancora presenti tecnologie sufficienti per le emissioni zero.
Articolo redatto da Sigeambiente